Lo stesso evento può essere vissuto diversamente e ogni attore della storia conosce soltanto la propria chiave di lettura. Per questo è importante non giudicare mai il comportamento degli altri in base alle nostre emozioni.
Erano le 18.10 e dovevo andare al volo a fare la spesa per preparare la colazione con i vicini del giorno dopo. Massimiliano sarebbe tornato da lì a poco a casa con i bambini per sistemarli e poi ci saremmo goduti la serata a base di pesce e vino bianco. La nostra serata di relax, sempre piena di aspettative che vengono poi interrotte dalla curiosità di Davide, che ci mangia sempre tutto, e della curiosità di Emma, che finisce con lo stare in braccio a uno dei due. Ma stasera è la sera, andranno a letto presto quanto sono stanchi…
Incerta sulla strada più veloce da prendere per arrivare al supermercato, scelgo il viale che passa tra le case e due palazzi privati, uno che è sede di più aziende e l’altro che ospita una banca. Imboccata la stradina, vedo una signora su una bicicletta, che fa delle foto ad un…fagiano! Un bellissimo esemplare che cammina avanti e indietro all’interno del cortile recintato del palazzo di uffici, visibilmente agitato. Sta per fare buio. La signora dice che forse non riesce più a volare. Poverino… dice, e poi se ne va. Ci sono due piante che coprono il cielo, lui cammina avanti e indietro lungo il recinto, ma se volesse basterebbe spostarsi e potrebbe volare…se volesse…oppure non riesce, come dice la signora? Perché ho preso quella strada, ne avevo altre due altrettanto veloci…ora dovrò restare qui, per capire cosa fare o a chi chiedere aiuto. Andare via per me è contro natura, ne sento anche il dolore fisico proprio qui tra il cuore e lo stomaco. Me lo porterei a casa e addio bella serata.
Mentre continuo ad osservare il fagiano passano diverse persone, chi guarda solo me incuriosito, chi invece si stupisce a vedere quell’uccello facendosi però poche domande. Tra tante persone Sara, una ragazza con due cani, come me non riesce più a proseguire e così iniziamo a condividere questo nostro lato così incompreso da molti altri. Chiamiamo insieme tutte le associazioni di animali, i veterinari vicini e i vigili per sapere chi possa venire a prenderlo. Il 98% delle chiamate vanno a vuoto tra segreterie telefoniche o voci di fuori servizio. I vigili non possono intervenire, sono tutti impegnati tutti nel corteo NoVax. L’ufficio ENPA di Milano dice che c’è bisogno di loro, perché da soli non possono entrare in un luogo privato come quel cortile. L’animale comunque deve essere aiutato, il centro abitato non è luogo sicuro per animali selvatici e va preso e liberato in un posto più consono. Ci ha responsabilizzato, io e Sara siamo diventate genitori di questo fagiano? Sara, che nel frattempo ha avuto risposta ad una delle sue chiamate, descrive le condizioni del volatile e con un cenno del capo che è ancora appoggiato al telefono mi conferma l’intervento dei vigili del fuoco. Non si sa se lo cattureranno o lo libereranno, quindi ENPA chiede se nel caso possiamo portarlo noi da loro. Certo, gli metto un guinzaglio da fagiano e lo porto a passeggio fino all’altro capo della città. Oppure posso sempre tenerlo nella vasca da bagno e pensarci domani, mica vorrà volare proprio in casa mia! Il fagiano, intanto, si è accovacciato per terra.
Decido di ottimizzare i tempi, anche perchè non sappiamo quando arriveranno i vigili del fuoco, sempre SE arriveranno. Prendo nota del numero di Sara, in caso volesse chiamarmi, e corro al supermercato. Faccio la spesa velocemente attenendomi alla lista. Un altro giorno più calmo mi sarei dimenticata di qualcosa mentre ora che ho fretta ho preso tutto. Mentre mi dirigo verso il vicolo del fagiano vedo le luci blu, i vigili del fuoco sono arrivati. Ringrazio Sara per essere rimasta nel mentre ad aspettare e loro per essere intervenuti. Appena due di loro entrano nel giardino, scavalcando il recinto di ferro, il fagiano si sposta ancora più agitato. “Ma cammina!” Dice un vigile del fuoco. Certo che sì, lo avevamo detto durante la richiesta di intervento…Dopo un minuto il fagiano svolazza nel giardino della banca confinante. “Ma che cavolo, vola anche!” Urla lo stesso vigile di prima… prova a rincorrerlo ma il fagiano si eleva e sparisce tra gli alberi e la sera ormai scesa, prendendo strade ignote tra il quartiere e lasciando noi mute e i vigili neri dalla rabbia. Sono usciti per un fagiano incastrato e in gabbia, questo è il risultato di un telefono senza fili lungo cui la sensibilità e le parole hanno mutato trasformandosi in un intervento dai propositi dubbi e con un finale amaro. Rincara una mamma, con bambino al seguito, che passando chiede “Mica sarete usciti per il fagiano?!?!” Mi scuso con loro, mai avremmo pensato avrebbe volato, ci avevamo provato in ogni modo…si sentivano preso in giro e io ero mortificata per loro. Continuavo a scusarmi e rassicurarli che per quanto valesse avevano aiutato noi e quell’ingombrante fagiano, che alla fine aveva deciso di volare.
Sono rientrata alle 19.30, Massimiliano non ha voluto sapere niente. Ho cenato ma l’ansia e tutto il cibo mi sono rimasti sullo stomaco fino a notte fonda. Caro fagiano, sono felice di averti visto volare.
È il martedì seguente e sto accompagnando a scuola i bambini mentre Massimiliano si dirige al mercato, dove ci aspettano 10 zucche per la settimana dell’autunno della loro scuola. L’ortolano e io faremo felici le maestre, le maestre faranno altrettanto con i bambini che lo racconteranno ai genitori e la gioia continuerà a circolare. Passati sotto le case, mentre attraversiamo il cortile che ci separa dalla scuola vedo una mamma e la sua bambina ferme dietro ad una siepe, stupite di qualcosa che non avevano mai visto ancora. Arrivo alla loro altezza e mi giro anche io come anche i bambini e … ma nooo il fagiano!!! Sta pascolando allegramente, un po’ pavoneggiandosi anche se non ha diritto perché non è la sua peculiarità. Per favore, non oggi!! Devo portare le zucche, e poi sembrava una di quelle giornate in cui dedicarmi a me stessa, alla leggerezza…lascio i bambini a scuola e corro indietro per raggiungere Massimiliano, che nel frattempo ha già caricato tutte le zucche ed è arrivato a scuola. Lui in auto e io a piedi abbiamo girato in tondo senza avvistarci. Quando ritorno, sempre di corsa, a scuola e incrocio una mamma che mi dice “c’è tuo marito con le zucche!”, vedo che ormai ha già scaricato tutto e sta andando via. Non ho visto le maestre, non so se le zucche vanno bene, lui ha fatto a modo suo una cosa mia…la giornata si prospetta in salita soprattutto nell’umore.
Sono le 9:15 e anche se c’è un po’ di sole sembra che faccia freschino. Chiamo i numeri, ormai in elenco tra le mie chiamate, per provare a catturarlo. Ora che finalmente è libero l’ENPA verrà fuori, no? “Signora noi siamo volontari…” Dice che avviserà un loro collega che però è l’unico che fa il servizio di recupero ed è impegnato. Mi chiamerà con un numero sconosciuto. Intanto, mi suggeriscono di chiamare la polizia locale e parlare con l’interno dedicati all’ittica e al recupero della fauna selvatica. Poi c’è il dubbio che questo esemplare sia stato liberato per la caccia, e una volta soccorso potrebbe dover tornare libero nelle zone ad essa dedicate. Mi sorge un dubbio caro fagiano: ti sto salvando da morte accidentale o condannando a morte certa? Inizia il mio déjà-vu, ora con l’ansia se sto facendo la cosa giusta, tra rimpalli e musiche di attesa che sembrano non finire mai, proprio come sabato scorso. Mi dicono che sbaglio numero e mi ridanno quello che ho già provato a sentire più volte. Ho trovato la colonna sonora di questa giornata pittorica. Intanto seguo il fagiano, che ogni tanto decide di esplorare mondi di asfalto. Attraversa di fronte alla scuola come fanno i miei bambini al mattino, piano e senza guardare. Vola anche su una auto e in piedi sul cofano mi osserva. I passanti invece non lo vedono, notano solo me con in mano un telefono e nell’altra la frutta e verdura comprate al mercato.
Sono le 10:15. Ancora non risponde nessuno e allora provo a chiamare le cascine della zona e oltre, se la protezione animali non mi aiuta magari chi degli animali ne fa uno stile di vita potrebbe? Mi segnalano ad un collega e mi dicono che mi chiedono una e-mail per la segnalazione. Ad oggi non ho ancora ricevuto nulla. Il custode a cui ho fatto notare il fagiano si rallegra nel vederlo, gli spiego che sto cercando qualcuno che venga a prenderlo. Mostra l’uccello ai condomini, si fermano soprattutto gli anziani che si lasciano rapire da quello stupore forse misto al ricordo di un tempo già vissuto.
Ricevo una chiamata, è un cellulare. Signora Gilardini? Sììì rispondo io. Hanno ricevuto la segnalazione e stanno venendo da me, mi chiedono l’indirizzo esatto. Non ho capito chi li abbia avvisati, dalla risata quando ho menzionato i vigili sicuramente non loro. Anche lui conferma che il Comune non risponde MAI. Sono in zona Gobba, quindi dovrebbero arrivare non troppo tardi. Forse riesco a fare finalmente qualcosa per te, caro fagiano. Aspetto ancora, sono quasi le 11. Mi giro e ti vedo avvicinarti ad un arbusto basso, di quelli dai mille rami che sembrano una siepe seduta a terra. Ecco una macchina che si accosta e il mio cellulare riprende a chiamare. Metto giù e vado incontro ai nostri salvatori. Sulla portiera bianca c’è uno stemma che riferisce ad un aiuto e dentro due sagome di uomini indaffarati ad abbottonarsi il giubbotto. Sono due uomini un po’ attempati. L’autista scende e chiede dove può parcheggiare, gli indico uno spazio poco avanti. Dice al suo collega di scendere, intanto, e di seguirmi con un retino per vedere dov’è il fagiano. Mi ricordano Gennaro e Luis di Mai Dire Goal, ho detto tutto…L’auto parte verso il parcheggio e così anche il collega…parte…ma per la miseria è zoppo? Sto chiedendo a un uomo zoppo di correre dietro a un fagiano per recuperarlo con un retino? Meglio pensare a lui o al fagiano? Arriviamo alla siepe e del fagiano non c’è traccia. Neanche sotto. Ascolta, me lo hai già fatto sabato brutto uccellaccio, dove ti sei cacciato? La vergogna mi sale quasi fino alle lacrime, fino a che l’autista, che ci aveva raggiunto, lo avvista qualche metro più in là.
Ed ecco che inizia la maratona del cortile. Assisto in una condizione mista tra ilarità e sconforto alla corsa più pazza del mondo. Ovviamente, il fagiano è in testa, mentre in seconda posizione l’autista corre brandendo il retino. Molto dopo arriva il collega con la calma di chi aveva già previsto tutto, più che per la sua gamba, e con in braccio una scatola vuota di fogli per stampante. Forse non avrete presente un fagiano, come nemmeno io fino a sabato sera, ma in quella scatola del fagiano ci entra forse il ricordo…Ora sì che la gente si accorge del fagiano, mi chiedo per chi dei due stiano tifando, se per il rapace o per l’uomo con il retino. Il fagiano non vuole proprio farsi prendere. Non sarà mica che anche lui ci ha visto lungo? Questo richiamo così forte alla libertà è un messaggio per me?
L’ultimo tentativo è vano, anche io provo a brandire il retino. Ora il fagiano è sotto una siepe e l’uomo chiede a una signora di avvicinare il cane, così spaventandolo forse uscirà frastornato e potremo prenderlo. “Mi avvicino solo se vi mettete la mascherine!” risponde la signora. Quanti diritti urlati tutti insieme in una giornata, primi tra tutti quello del fagiano che ora ho deciso essere l’unico che merita.
Quel punto tra il cuore e lo stomaco non mi fa più male, stavolta la comunicazione è ben chiara. “Signora questo qui lo prendiamo solo se lo addormentiamo con la pistola, fosse stato ferito…”. Ma io non ho MAI detto che fosse ferito…Ringrazio i signori, che rifiutano l’offerta di un caffè e ripartono. Io aggiorno in signor Carlos della portineria che ha un nuovo condomino. Chissà per quanto si vorrà ancora fermare. Mi richiama il numero sconosciuto. Signora Gilardini? Sì, rispondo io, che nel frattempo sono rientrata a casa e mi preparo una tisana per scongelare le dita. Mi chiede informazioni sul fagiano. È ferito? Ma nooooo!! E poi scusate, le ferite esistono solo se palesemente visibili? Gli dico che non si riesce a recuperare, vola senza problemi. Mi spiega che a Milano ci sono molte occasioni di incontro, anche di pavoni che vivono sui tetti, pavoni veri e non come te, fagiano esibizionista. Non lo sapevo. Poi quando decidono, se ne vanno. Questa informazione molto utile avrebbe risparmiato ansie a me e a Sara, possiamo scriverlo un vademecum “come rispondere a una chiamata per soccorso di un fagiano NON FERITO a Milano? Mi chiede se ho notato qualcosa sul becco. Se è un esemplare liberato per la caccia potrebbe avere un beccuccio di plastica che impedisce atti di cannibalismo. Non ho capito la parola…questo uccello così tranquillo mangia i suoi simili? Se ha quel beccuccio allora non riesce a mangiare e bisogna intervenire per toglierlo…E me lo dite adesso che sono a casa??? Guardo la foto e poi mi viene in mente che l’ho visto aprire tutto il becco per fare un verso, o becchettare qua e là per terra nei giardini. Ingrandisco una foto ma il becco è giallo uniforme. Ok allora sta meglio di noi!!Ah quello senz’altro, anzi se c’è un negozio che vende beccucci anti-cannibalismo mi dia l’indirizzo, che non si sa mai. Magari ne fanno anche per gli umani.
Intanto, fagiano, buona vita a te che in questa giornata mi hai insegnato tanto.