Mi trovo in compagnia della luna a scrivere il mio primo articolo. Non nego una grande emozione, seguita da un certa ansia da prestazione.
Cosa voglio scrivere? O cosa gli altri si aspettano di leggere? Chi o cosa devo seguire per consegnare ai lettori un buon articolo?
Respiro a lungo e più volte. Lascio fluire questi interrogativi, ne seguono altri ma non resisto, li butto fuori, così la mia mente sarà libera di ascoltare la voce del cuore.
Sorrido al pc, quasi potesse vedermi. Rido da sola. Mi prendo in giro! So che non sarà semplice scrivere!!!
Non potete neanche immaginare cosa sta succedendo. Le mie mani seguono il flusso, battono sulla tastiera del pc con entusiasmo e sicurezza. arrivano al punto, si fermano. I miei occhi rileggono e già tutto è in discussione, torno indietro, cancello e riscrivo!
Non va bene!! – mi dico.
Troppo semplice, troppo complicato, poco interessante…
Troppo o troppo poco.
Bene, è necessario trovare le armi giuste per arrestare questa invasione di campo. Il mio critico interiore è assillate, non mi lascia stare, mi segue in ogni dove.
E Il vostro critico interiore? Cosa fa? Riuscite a mandarlo a fare un passeggiata o a prendere un caffè?
Io ci provo da molto tempo, ma sembro essere poco persuasiva. Anche in questo momento mi sta spingendo a non parlare di lui, quasi volesse rimanere nell’anonimato per continuare a condizionare la nostra vista, indisturbato.
Adesso che lo riconosco cerco di evitarlo, di far perdere le mie tracce, almeno ci provo!
Anche fossi riuscita a far mangiare un po’ di polvere al mio caro nemico, ci sareste comunque voi che state leggendo, liberi di esprimere la vostra opinione.
Avverto in lontananza critiche e applausi, silenzi e perplessità! Niente è più come prima. Altri potrebbero tornare a scrivere nuovi pezzi, inediti
romanzi ma il primo articolo per il pubblico è indimenticabile. Il primo è sempre e comunque l’incipit, il mio inchino al mondo.
Sento forte il desiderio di parlare di me, della mia avventura tra le parole. Vado indietro nella memoria cerco, rovisto, scavo e mi fermo. Quante cose sono scivolate via durante il mio cammino. È come avere lo zaino bucato e, ignara continuare a camminare. Soltanto quando mi fermo, ormai stanca, per rovistare nello
zaino, mi accorgo che non c’è quasi più nulla. Il mio zaino è come la mia testa con tanti buchi più o meno grandi. Sono buchi neri che hanno ingoiato immagini, emozioni, momenti belli da ricordare e quelli brutti
difficili da raccontare. Solo la scrittura può fare il miracolo di recuperare la memoria del cuore per poter tornare alla realtà, a ciò che c’è stato.
Scrivo e mi trovo a rispolverare i giochi di bambina, di quando cercavo le parole come fossero caramelle preziose dal dolce sapore di vicinanza e condivisone. Le ricopiavo dai testi delle canzoni, dai libri e dai versi delle poesie che imparavo a memoria per la scuola. Tra le parole mi sono sentita a mio agio e meno sola, la loro compagnia è ciò di cui ho avuto sempre un disperato bisogno. In fondo se non le trovo fuori posso sempre cercarle dentro di me, mi sono detta.
Allora seguo il flusso di quella bambina dai capelli rossi e dalle
lentiggini che aveva imparato a giocare con le parole per cercare di vivere la propria vita e sostituire al silenzio una voce.
La sera aspettavo che tutti andassero a dormire e nel silenzio della mia stanza, sotto le coperte, scrivevo con in bocca la torcia, per far luce su quelle parole che spingevano per uscire nel buio della notte. Lunghe lettere, poesie, e riflessioni di vita quotidiana racchiuse e al sicuro dentro la copertina rigida. a fiori, del mio diario segreto. Penso che già allora sapessi quanto sono magiche le parole del cuore e il loro potere.
Una rivelazione che oggi sento vibrare più che mai: la magia della scrittura.
L’hoscoperta, èlamialuce.Niente può salvarmi se non le parole scritte dalla mano del cuore.
Mani di memoria, cuore di latta, mente di cenere.
Tutto si risolve nella scrittura di luce. Un raggio di una parola scritta può illuminare senza abbagliare, può confessare senza ferire, può vincere senza sparare. Tutto può essere ed esistere in ogni pagina scritta della mia vita.
Il foglio riesce a contenere ogni tipo di parola. Quelle buone che rincuorano e danno speranza, quelle meno buone che ricordano quanto bisogna lottare per essere felici ed infine quelle cattive che celebrano il bene nel male.
Tutto passa dalle Parole, Sempre!
…e tra le mie prime parole:
“Caro diario” sono quelle che mi fanno venire ancora i brividi perché nascono dalla voglia di lasciare un segno, una traccia di me.
Sono quelle che seguono il desiderio, comune a tutti, di raccontare di noi per costruire una memoria più vera, vitale che resta oltre la nostra presenza e in cui ci riconosciamo.
E se fosse l’inizio di una lunga corrispondenza, la prima forma di scrittura autobiografica?
Potrebbe? Perché no?
Caro Diario potrebbe rivelarsi l’incipit
del nostro percorso autobiografico.
Provate a riflettere con me!
Scrivere ogni giorno, avvertire una spinta a comunicare con se stessi, o con gli altri a noi più cari, nel silenzio della nostra notte, è un prendersi cura del nostro cammino, di ogni singolo passo, senza perdersi nel percorso.
Dedicare lettere intime e silenziose al nostro diario vuol dire controllare ogni giorno il nostro zaino, ricucire i buchi della memoria, in modo da non
perdere il filo che ci conduce alla nostra via maestra.
Non è come scrivere la nostra autobiografia?
Allora sono pronta per i vostri occhi. Sono pronta a ricevere ogni cosa. Quando si scrive nella verità, si ha paura, ma la sensazione di libertà di essere se stessi è così forte che supera qualsiasi giudizio o fischio
La verità rendere liberi allora mi viene da gridare al mondo: “DIARI APERTI!”
Lasciamo al mondo alcune pagine di noi!!!
Ciò che siamo è una storia da condividere con il resto del mondo. Siamo una missione, e almeno, una volta nella vita. penso sia importante raccontare la nostra storia.
Spogliamoci dei nostri vecchi vestiti,
Accogliamo sulla nostra pelle nuda l’emozione di trovarsi sotto i riflettori, aver una luce che fa splendere la nostra vita.
Scrivere ci rende speciali, unici e degni di essere ascoltati.
Diari aperti:
come occhi che si aprono a nuove parole,come porte che si aprono su nuove relazioni,
come giovani funamboli che lanciano la fune per percorre in constante disequilibrio le distanze di cuori in cammino.
E’ un messaggio che spinge a scrivere di noi nella libertà originaria e a
condividere alcuni dei nostri scritti, continuare a vivere anche nella relazioni, quella libertà che ci rende unici e speciali.
Allora, chiudete gli occhi per un istante,
respirate e lasciate cadere sul foglio con un semplice gesto che traccia segni, un messaggio chiaro e pieno di significato, il vostro.
Recuperare e lasciare spazio alle parole che sono chiamate alla loro missione.
Una parola può scoprire aprire a nuovi mondi e abbracciare e parlare ad altri cuori!
Ancora prediligo scrivere nella notte, quando tutto tace, quasi in sordina mi diletto a giocare con le parole, come facevo quando ero bambina.
Per questo mi piace concludere augurandovi: buona notte e buone parole.
A presto Chiara