Strategie per una comunità che si prende cura delle nuove generazioni
Recensione di Serena Savarelli di “Educare il Cuore” di Mario Polito
“Per educare un bambino ci vuole un villaggio” Proverbio africano
Spunto di riflessione: qual è il costo di un’insufficiente intelligenza emotiva? Qual è il costo dell’autostima ferita?
“EDUCARE IL CUORE. Strategie per una comunità che si prende cura delle nuove generazioni” di Mario Polito è un altro libro presente nella mia libreria. Ho attinto da questo volume strategie davvero utili in un periodo in cui mio figlio sopportava il peso di un’autostima ferita in ambito scolastico.
Questo scritto si rivolge principalmente agli insegnanti e a come poter ridare nuova forma al contesto scolastico, eppure è una lettura che merita attenzione da parte di tutte le persone, perché ognuno di noi, pur rivestendo ruoli diversi, è e può essere un educatore di vita.
Quando a scuola o in famiglia viene trascurata o svalutata la dimensione emotiva, indispensabile in tutti i momenti della vita, una parte integrante della formazione umana viene a mancare. In questo caso, bambini e studenti presenteranno difficoltà, anche di apprendimento, che derivano proprio da blocchi emotivi e da carenze motivazionali.
Non serve un “sapere senza cuore”
Ecco il perché di questo libro: per riscoprire che tutti dobbiamo tendere a un’educazione integrale di mente e cuore, di conoscenza e di empatia, prima in noi stessi e poi negli altri.
A scuola viene data la priorità alle conoscenze e allo sviluppo cognitivo e la dimensione emotiva viene relegata all’ultimo posto in una scala di priorità. Le nuove generazioni, tuttavia, hanno bisogno di una scuola più formativa rivolta a un’educazione più personalizzata. Non possiamo dimenticare che tutte le emozioni possono facilitare ma anche ostacolare la comprensione, la memoria e la rievocazione.
“L’apprendimento più efficace nasce dalla cura che l’insegnante rivolge ai propri studenti, dedicandone di più a chi ha più bisogno.”
Lo studio offre una doppia possibilità emotiva: realizzare i propri talenti e dare un bel contribuito al mondo con le proprie competenze professionali. Non si finisce mai d’imparare, ma è nel modo in cui viene trasmesso il sapere che fa la differenza. Quando famiglia e scuola sono dimensioni positive di benessere e di felicità, in questi luoghi si dona un apprendimento sereno ed efficace.
Un buon inizio è: motivare e indicare scopi personalizzati. Solo prendendosi veramente cura dei bambini e degli studenti può essere infuso l’entusiasmo.
“È nel cuore che nascono le più forti motivazioni verso lo studio e il sapere”
Quando il cuore non viene educato, ricorda l’autore, una promettente intelligenza rimane senza linfa creativa. Ciò nonostante, l’educazione del cuore cozza con la realtà e mette in crisi perché spalanca in modo evidente il divario che esiste tra ciò che si fa e ciò che andrebbe fatto. Per molte persone, i progetti di educazione emotiva sono una moda del momento, tuttavia la realtà ci dimostra che oggi più che mai è una necessità supportare e accompagnare i giovani e il loro vuoto emotivo che tende a riempirsi di illusioni.
Ecco che il libro dimostra che non importa cosa deve fare un educatore, ma chi è.
“Il progetto “Educare il cuore” non vuole insegnare determinati concetti, quanto piuttosto insegnare a leggere i contenuti emotivi. È un progetto di alfabetizzazione emotiva. Insegniamo l’“abc” delle emozioni, per poi leggerle meglio in sé e negli altri.”
Colui che educa, consapevole che la miglior educazione è quella che si prende cura di tutte le dimensioni della persona umana – la mente, il corpo e il cuore – è il vero educatore.
Perché non è facile oggi essere un vero educatore? Perché nel mondo contemporaneo la razionalità tecnica è stata esaltata e la dimensione sociale ed emotiva dell’uomo è stata trascurata. Basta pensare che le emozioni sono state considerate addirittura negative e paragonate a delle turbolenze irrazionali che offuscano la chiarezza del pensiero logico. Non solo, l’atteggiamento consumistico non crea passione verso la conoscenza né volontà di sviluppare le proprie potenzialità. Lo slancio si affloscia, il cuore si ammutolisce e la mente si chiude.
Il vero educatore sa che è intelligente chi è capace di risolvere problemi, sia personali che sociali e ciò perché vivere significa imparare a risolvere problemi, escogitare risposte ingegnose e creative, intelligenti e sagge, così da diventare anche esseri in grado di sconfiggere angoscia e ingiustizie. Invece, specie gli adolescenti, sono oggi “cercatori di sensazioni forti” per contrastare la noia che li divora. Sono così attivati all’esterno, da avere, poi, un vuoto interiore, cosa che si supera soltanto coltivando affetti e sentimenti.
“Una scuola di qualità deve avere l’obiettivo formativo di aiutare ogni studente a crearsi una bella testa. Costruirsi una bella intelligenza e diventare una bella persona.”
In questi termini “scuola” diventa comunità, nel senso che per educare la mente e il cuore dei figli e studenti ci vuole l’intera comunità dei genitori e degli insegnanti. Sono necessarie: competenza disciplinare, competenza didattica, competenza emotiva e relazionale e competenza pedagogica, e non di un solo insegnante, ma di tutti.
“Saremo educatori migliori se sapremo dare loro una buona testimonianza di una vita vissuta con dignità, se lasceremo in eredità una grande visione o un bel progetto di vita.”
Quando a dirigere lo scambio d’informazioni è una relazione basata sull’impegno e sul desiderio di prendersi cura della crescita e dell’autorealizzazione dell’altro, allora è possibile trasmettere che studiare rende liberi, ma prima è indispensabile creare un terreno fertile dove:
- raggiungere un benessere emotivo:
- sapersi calmare e ritrovare l’equilibrio ai fini di pensare e apprendere:
- gestire le emozioni e lo stress;
- avere un’immagine positiva di sé;
- sentirsi capaci di raggiungere un obiettivo alla volta;
- vivere emozioni positive che possono aumentare la capacità di attenzione e rafforzare la memoria;
- amare ciò che s’intraprende.
Tutto quello che viene fatto a scuola o a casa deve essere riempito di emozioni. Tutti gli insegnanti dovrebbero conoscere le strategie per emozionare gli studenti, per esempio manifestare interesse in ciò che viene spiegato, interagire con gli studenti e stimolarli, curare il dosaggio dei contenuti, accendere il loro pensiero con il problem solving, collegare lo studio con la vita, gratificare i loro sforzi e i loro risultati…
Il discepolo chiese al maestro: “Tu dici di intraprendere la strada dell’autorealizzazione. D’accordo. Ma come faccio a sapere che ho imboccato quella giusta?”. Il maestro rispose: “Sarai certo che è quella giusta se quella strada ha un cuore.”
(Carlos Castaneda)
A scuola, al lavoro e in famiglia tutto prende vita all’interno di un clima. Se questo è negativo, ostile o selvatico, è impossibile educare e insegnare. Tutti i presenti sono responsabili di questo clima e nessuno esonerato quando deve essere rispristinato e migliorato. Anche la cooperazione si impara, a volte sapendo gestire un conflitto, tra le divergenze e i fraintendimenti.
Il clima migliora quando fiorisce il senso etico, quando non ci sono ingiustizie e le regole sono condivise ed elaborate dal gruppo.
Quando le relazioni diventano personali e autentiche, quando la collaborazione diventa più costruttiva e focalizzata verso un obiettivo comune, allora s’impara persino ad ACCOGLIERE: abbracciare e far entrare l’altro nel proprio spazio interiore, capire i suoi bisogni e soddisfarli, accompagnarlo passo dopo passo, fermarsi con lui nello scoraggiamento e aiutarlo nella sua formazione e autorealizzazione. E non solo, anche a dire grazie, che significa avere la consapevolezza di aver ricevuto un dono.
Educare alle abilità del cuore anche a scuola significa imparare a dare risposte autentiche e personali ai numerosi problemi esistenziali. Per fare ciò i docenti hanno bisogno di cooperare, così come la cooperazione deve essere all’interno della coppia. Perché?
Per i docenti:
- Permette di suddividere il peso della responsabilità formativa.
- Invita a educare insieme o a co-educare.
- Incrementa la coerenza e la coesione educativa.
- Sviluppa l’uso di un linguaggio al plurale.
- Accresce la sinergia delle competenze.
- Suggerisce di focalizzarsi sulla formazione globale degli studenti.
- Valorizza la collaborazione tra i docenti.
- Riduce il burnout degli insegnanti.
- Permette di gestire l’indisciplina in modo cooperativo.
- Agevola una riorganizzazione dei contenuti, che diventano più ridotti e focalizzati.
- Invita a creare numerosi agganci interdisciplinari.
- Sviluppa la riflessione professionale sul proprio lavoro.
Per i genitori la cooperazione emotiva dimostra una certa robustezza della coppia genitoriale, indispensabile per la crescita e la maturazione dei figli. I genitori hanno un compito fondamentale: imparare a vivere insieme senza fretta per educare senza fretta. La vita oggi non aiuta, ma non si può fare altrimenti perché è l’unico modo per insegnare ai figli come affrontare le difficoltà e migliorare le loro competenze. Tutto oggi è iperattivo, anche la scuola e anche se c’è qualità, la quantità di tempo dedicata deve esserci lo stesso.
Quando i genitori si sono aiutati reciprocamente, come coppia, a sviluppare i loro talenti e i loro sogni, diventano più pronti a individuare e coltivare le potenzialità dei loro figli.
L’augurio finale che questo libro lascia nel cuore di ogni lettore è un invito a cominciare da ognuno di noi, a migliorare partendo da noi stessi, dalla coppia, dalla famiglia, dalla classe perché questo è indispensabile per educare il cuore delle generazioni del futuro. E quello che io mi porterò per sempre dentro al mio, di cuore, è questo proverbio popolare:
Se il tuo progetto riguarda un anno, pianta il grano. Se il tuo progetto riguarda dieci anni, pianta un albero. Se il tuo progetto riguarda cento anni, istruisci il popolo”.
Si potrebbe aggiungere: “Se il tuo progetto di cambiamento riguarda il prossimo millennio, educa il cuore. Il cuore di ogni persona”.
Dettagli del libro
Titolo: Educare il cuore
Autore: Mario Polito
Edizione: La Meridiana, 2005